Torno dalle vacanze e mi accoglie un clima autunnale a cui faccio fatica ad assuefarmi, mi accolgono le mie colleghe contente del fatto che non dovranno più lavorare al posto mio, e ritrovo il sorriso sdentato, improvviso e breve come un lampo, ma così vero, della Mirella che mi riconosce al di là dell'oligofrenia.
Queste sono le cose che ti riconciliano con la vita.
...e col lavoro.
lunedì 6 ottobre 2008
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39 commenti:
Bentornata!
Siccome mi conosci, so che saprai accogliere una piccola critica, che rivolgo a te perchè non posso rivolgerla a tutto un sistema sanitario.
Il termine "oligofrenico" secondo me è profondamente stigmatizzante. Ricorda la vecchia psichiatria, la diagnosi di "imbecillità", di "minorato psichico", il termine "infelice".
In molti paesi non si usa più.
Oligofrenia significa "poca mente". A me sembra che la mente di Mirella sia solo diversa dalla nostra. Lei ti riconosce non "al di là dell'oligofrenia" ma perchè è Mirella, e tu sei tu.
Si torna a un discorso vecchio, che una volta si faceva a proposito dei diversamente abili: è l'individuo ad avere un handicap, o è la società che è handicappata nell'accettare la diversità?
È un problema o una sfida, una ricchezza?
(cos'è per te lo so, visto che ti riconcilia col lavoro...)
:)
Ho usato la parola oligofrenia solo perché l'ho vista scritta in cartella, quindi nonostante tutto è ancora una dizione ufficiale. Ovviamente sono d'accordo con te sul valore di gente come Mirella. Solo mi spaventa pensare che se si riuscisse a vedere l'oligofrenia tramite ecografia, questi sarebbero tutti aborti.
Chi nasce deve essere perfetto e sano, altrimenti lo si butta via, in un secchio. E ci perdiamo per sempre i suoi sorrisi.
Infatti, è un linguaggio da cartella clinica (antiquata), e le cartelle cliniche, si sa, sono di strette vedute.
E penso appunto che l'uso di certi termini contribuisca a fare di persone come Mariella dei malati, che siccome non possono "guarire" a rigor di logica spietata dovrebbero venire soppressi ancora prima che nascano.
Il linguaggio crea la realtà.
Per questo io nel mio piccolo non uso certe parole.
io ho fatto di meglio mi sono presa la sindrome del rientro e mi sono beccata due influenze di seguito.....
Per me invece le parole hanno importanza, sì, ma relativa: faccio più caso ai comportamenti o anche solo agli atteggiamenti. Per me le parole sono una buccia, ma la realtà è più profonda. Per questo non mi disturba usarne una come oligofrenia. Ammetto però che disfarsi delle etichette è davvero difficile e che spesso si resta invischiati in preconcetti inutili che fanno solo perdere tempo.
Zefi, due influenze? Ma come hai fatto? Io solo un raffreddore!
Le parole non sono una buccia.
Non è la stessa cosa usare l'una o l'altra, perchè le parole determinano anche i comportamenti. Ti faccio un esempio, sul quale ho letto molto ultimamente: la parola "clandestino", che fa automaticamente di una persona un criminale. La realtà sono anche, in grande misura, le parole, quando ti chiamano clandestino, o badante, o negro. A maggior ragione quando - come nella maggior parte dei casi - non c'è dietro un vero razzismo, ma solo indifferenza.
Sia l'influenza che il raffreddore sono virus, ragazze, non c'entrano niente col rientro... casomai c'entrano con l'aereo, dove circola di tutto.
:)
OK, ma quello che volevo ribadire è a titolo assolutamente personale: è a me che piace guardare oltre le parole e ti giuro mi sforzo di farlo anche quando sento dire clandestino o badante. Negro penso di averlo superato.
Resta il fatto che le parole hanno la capacità indiscussa di prevalere sul ragionamento obbiettivo perché è troppo più facile accettare idee già pronte invece che elaborarne di personali. Ci siamo liberati dello spirito critico. Che bello.
Il mio "aereo" credo siano stati Gabriele e la mia collega, entrambi ammalazzati.
Stessa situazione per me.
Tornata ai miei monti dopo un mese ad Ischia, mi trovo in autunno, e fa pure freddo. Tu sei più fortunata perchè hai qualcuno che ti sorride. Io solo facce incavolate.
Ciao, un bacio.
A.
P.S. mi domando perchè aver paura delle parole. Questo pilitically correct mi fa sorridere.
Mirella, che ignoro chi sia, è oligofrenica così come io sono bionda e Arte è una camminatrice.
Anche negro mi sta bene:non è importante la parola, ma il comportamento. Io i negri li rispetto con tutta me stessa. Così come i ciechi ed i sordi e gli spazzini. Potrei chiamarli neri, non udenti, non vedenti, operatori ecologici e disprezzarli. Ma sarei apparentemente corretta. Diamo più valore ai fatti, e non ai termini.
E chiamiamoli come ci pare, valutandoli per gli esseri umani che sono, aldilà delle parole.
Dissento.
Quello del "politically correct", Anna, è un mito che qualcuno sta cercando di venderci.
Cioè il ragionamento che si fa è questo: l'importante è la forma, la correttezza lessicale, l'adornare le parole per non dire le cose come stanno, poi in realtà dietro il politically correct può nascondersi un razzismo peggiore che non nella semplice parola "negro" (per esempio). Così dice ad esempio Beppe Grillo.
Questo però non è vero.
Il "politically correct" non esiste. È una falsità, una costruzione ipotetica.
Perchè non dire pane al pane, e negro al negro, e oligofrenico all'oligofrenico?
Perchè il linguaggio non è neutrale. Perchè le parole devono far paura, se si leggono i libri di storia ma anche solo i giornali. Non è neutrale ad esempio parlare di "soluzione finale", di "pederasti" o di "deficienti" (quest'ultima, definizione medica accettatissima fino a poco tempo fa).
Non si tratta di paura delle parole, si tratta di usarle con sensibilità e coscienza.
E le persone come voi, Rodo che conosco e te che non conosco ma indovino, persone non razziste, impegnate, sensibili, sanno fare di meglio. Possono fare di meglio.
Proprio perchè i loro atti non contraddirebbero le parole, possono sceglierne di migliori.
E - Anna - grazie della camminatrice, anche se Rodo lo è più di me.
:)
Anna, le Artemisie sono due! Questa è la fiorentina in esilio, è l'altra la fiorentina camminatrice!
;)
Orrore! Un doppio!!
Un'omonima!
Un clone!
Chi è costei???
... amante del sofà avevo scritto, ma non me lo prende...
@Arte la pollemica: non te lo volevo dire per non farti arrabbiare, ma a quanto pare questo Nick va alla grande fra le fiorentine.
Ma forse te hai preso spunto dalla pianta e l'altra dalla pittrice?
Non ne capisco il motivo, visto che non c'è nessun legame con Firenze.
Epigoni...
rieccoti! e grazie per essere passata anche da me..
a presto spero, tommi
Anch'io tornato dalla mia SETTIMANA di ferie (a Creta, perlomeno!) sono passato dal dormire senza lenzuola a mettere il coltrone. Brutta esperienza
@Anna: Un mese di ferie????? Comunque mi trovo d'accordo con te. Quasi per intero....
@Artemisia & Rodocrosite: Il concetto spartano del "mal nato" da gettare dalla rupe tarpea mi impaurisce moltissimo visto che ottimino, sottopeso e "difettoso" anch'io avrei avuto vita breve...
Infine: ritengo che le parole, in se stesse, siano neutre. E' il contesto nel quale vengono impachettate che le caricano di significati diversi.
Prendiamo una parola e carichiamola di un significato diverso, iniziamo ad utilizzarla in questo modo ed ecco che la parola e diventata un'altra cosa. Non è più sè stessa ma è l'immagine (la bandiera) di quei significati che le abbiamo attribuito. Niente di più banale e di più sbagliato. Se dico nero va bene, se dico negro no perchè sono razzista. E se vado in Spagna? (questa ultima prendetela come una battuta, please!)
Rileggendo mi rendo conto che non avevo capito una emerita cippa del discorso degli aborti, secchi e bimbi sani...
Nea: Come si fa ad usare le parole senza usarle in un contesto?
Se vai in Spagna... mandaci una cartolina!
@artemisia: Infatti, quello che intendo è proprio che non potendo usarle da sole, a seconda del brodo nel quale sono inserite, cabiano sapore....
@Tommi: ciao! Da te ci passo volentieri perché mi interessano molto gli argomenti che affronti, e come. Mi piace chi cerca di esaminare le questioni in modo obbiettivo e infatti detesto la televisione.
@Nea: sono d'accordo con te sulle parole e sul contesto; anche a me è quello che fa più impressione: come e perché sono dette.
Ma scusate, Nea e Rodo: che senso ha dire che le parole in sè sono "neutre" e che prendono "sapore" dal contesto? All'atto pratico, apparteranno necessariamentead un contesto che non è neutro, quindi anche le parole lo rifletteranno, e saranno dunque tutt'altro che neutre. Non potete dire che è "in sè" la stessa cosa dire che uno è negro o che è nero, non potete, dopo aver letto di Martin Luther King, delle Black Panther, della storia dell'Africa. Non importa se io dico negro con amore, o dico negro perchè sono la zia della Camilla che l'ha sempre detto. Non importa il contesto. La parola è carica di significati storici negativi. Non è "banale" il fatto che si associno ad una parola significati negativi, è determinato storicamente e culturalmente. Questo dovrebbe, se riflettessimo, insegnarci qualcosa.
Se non riflettiamo sulle parole e non le usiamo con cautela, come possiamo riflettere sul contesto?
Se non si possono separare le parole dal contesto, tantomeno le si possono separare dalle opinioni, e ancora meno dai fatti. I fatti non sono il contrario delle parole, ma sono gli uni la conseguenza e la causa degli altri.
Mi sembra di essere in un universo parallelo!!!
O_O
A me sembra che gira e rigira siamo arrivati tutti a dire cose simili: le parole sono importanti quanto il contesto e non possono esserne distinte. Tutto dipende da dove si pone l'accento e questa temo sia una prerogativa squisitamente personale.
Non stiamo assolutamente dicendo la stessa cosa, ben lungi.
Il problema è il mezzo comunicativo: sul blog alla fine si arriva spesso a credere di stare dicendo la stessa cosa. Perchè ci esprimiamo in maniera imprecisa, perchè ci leggiamo di fretta e perchè poi alla fine perdiamo interesse alla discussione e temiamo di disturbare continuando (quest'ultima sono io).
Morale: bloccami
:D
@Arte: Sicuramente mi confondo. Hai appena detto che non importa il contesto ma le parole (o certe parole) hanno una loro valenza (positiva o negativa, non vorrei fossilizzarmi solo sul nero) perchè cariche di significati (storici, sociali,...).
Qualche post precedente ho scritto:
"Prendiamo una parola e carichiamola di un significato diverso, [ecc. ecc.] Non è più sè stessa ma è l'immagine (la bandiera) di quei significati che le abbiamo attribuito."
Qui mi pare che siamo d'accordo.
Per ora mi fermo qui. Avevo fatto una prosopopea su parole nel mondo, sul ritardo mentale, ecc. ecc. ma mi sono reso conto che stavo un bel pò deviando quindi non l'ho postato. Il succo era che non voglio convincerti che le parole non hanno senso ma che si possono usare anche se portano alla mente brutte cose. E' proprio il contesto che le rende o meno inopportune. Nessuno, credo, voglia togliere alle parole il loro valore acquisito nel tempo ed a Mirella la sua dignità ed il suo diritto alla vita.
P.S. Per esempio due banali parole come "Operazione" e "Condor" se messe insieme diventano una delel cose più terrorifiche mai esistite...
@Nea: Io dico che le parole NON sono neutre. È chiaro che il contesto le modifica, le indebolisce o le rafforza, ma non sono dei joker che valgono solo in un contesto. E siccome ci esprimiamo sempre in contesti, credo che asserire che le parole sono neutre sia, oltre che sbagliato, di interesse puramente teorico, e quindi irrilevante.
Guardiamo invece alla pratica. Guardiamo come le parole vengono usate nella nostra società, come limitano, ghettizzano, marginalizzano. Come la gente violenta (non tu, nessuno qui, ma la gente violenta) le usa. È cavilloso secondo me dire "sì io dico negro ma non lo intendo in senso razzista". Allora, non lo dire. I neri in questo momento vengono picchiati e uccisi, in Italia, per il colore della loro pelle, e qui ancora si discute di intenzioni e di contesto dietro a certe parole? Il contesto è quello di crescente violenza, di crescente razzismo, di crescente paura. Non è un bel contesto, mi pare. Forse possiamo fare poco, ma il minimo che possiamo fare è riflettere su quello che diciamo.
(Ti consiglio un bel libro Boncinelli: "Il razzismo è una gaffe".)
7 euro su IBS. Ordinato adesso.
Che ti devo dire... ho scritto e cancellato venti volte, non riesco a trovare un modo di spiegarmi che non sia fraintendibile. Non è eliminando le parole che cambi il pensiero della gente e ritengo molto più importante farle capire, quelle stesse parole. Tu, mi pare di aver capito, dici che la pensi diversamente da me, io vedo che tu la pensi, probabilmente, più appassionatamente di me.
@Nea: Venti volte!
:)
Ora mi vengono i sensi di colpa, ti ho rovinato la serata. Non volevo.
Sono contenta che hai comprato il libro.
Dicevo prima che è il mezzo, è il blog che non si presta a questo tipo di discussioni. Io mi accaloro molto, ma per me è bello discutere.
Scusate se ho preso campo.
Tra l'altro ti ho anche dato il nome sbagliato: Baroncelli si chiama, non Boncinelli!
E l'hai trovato lo stesso!!
:D
@Rodo: Che lapsus!!!
Infatti, ero allibita!
Rodocrosite, scusami se leggo solo ora il tuo post e soprattutto i commenti...
Sì, penso che Anna abbia pensato a me indicando Artemisia-Pioggia blu come "camminatrice". Ma è fiorentina pure lei? Pensa che ho sempre sofferto un po' per il fatto che il mio vero nome, pur bello, è molto diffuso e quindi ovunque vada c'è sempre la necessità di numerare (S.1, S.2, ecc.) Così scegliendomi come nickname Artemisia (ispirato alla Gentileschi) non immaginavo proprio di imbattermi in un omonima e per di più concittadina!
Un caro saluto a te e all'Artemisia-Pioggia blu,
Artemisia
(Message in the bottle)
Ebbene sì siete in due e entrambe concittadine, anche se una è piuttosto dislocata.
Sembra che la sfortuna del nome ti perseguiti. Strano, eh?
Ma in qualche modo vi riconosceremo!
Lipperlì vedendo un commento scritto col mio nome ma non da me mi è preso un colpo...
Ciao Artemisia 2, detto così sembra un satellite!
Naturalmente possiamo anche chiamarti Artemisia 1, basta mettersi d'accordo. Comunque, ci riconosceremo dall'avatar, che io non uso.
@Rodo: Ma quale sfortuna del nome, Artemisia porta fortuna sempre e comunque.
:)
ciao Rodo, com'è? io sono qui alle prese con questo nuovo giochino che mi hai messo in testa tu ma ancora sono piena di dubbi ed incertezze . Ad esempio come si fa a entrare in contatto con le persone di questo blogger? mica si può entrare in casa di altri senza permesso!!??. Per il momento mi esercito con te poi sicuramente capirò. Allora ti racconto quello che ho fatto stamani. Per la prima volta dopo forse 10 anni ho sciopero. Mi sono chiesta fino all'ultimo se stavo facendo la cosa giusta o se mi stavo facendo usare ancora una volta da chi, per incompetenza e demenza mentale, direi quasi da gottolengo, (scusatemi l'uso eccessivo della parola ma credo che renda bene il giudizio che ho di questa classe politica sedicente sinistroide che ritengo non possa essere definita "diversamente abile" perchè è da anni che non dimostra nessuna forma di abilità), ci ha messo nelle mani di Silvio e di tutto il suo carrozzone. Questo pensiero mi ronzava nella mente impedendomi di farmi coinvolgere dall'aria di ribellione, libertà e leggerzza che si vive dentro ad un corteo. Poi siamo passati sotto ad un liceo di via Cavur, c'erano gli striscioni degli studenti contro la riforma Gelmini stesi alle finestre, dal corteo una voce forte si è ditinta ed ha urlato "FORZA RAGAZZI SIAMO CON VOI!!!!!". Ho sentito un'onda di commozione che mi ha fatto venire i lucciconi agli occhi. Questa ondata di emozione inaspettata e anche un pò stupida, mi ha fatto capire che, qualunque sia la verità nascosta, io avevo voglia di essere li, ha dire come la penso, per me stessa e per chi verrà dopo di me, senza aspettative, coscente dei limiti di questo mondo corrotto. Allora a testa alta e con il sorriso sulle labbra ho cominciato a saltare e a gridare "CHI NON SALTA COL GOVERNO E',E'!!!. Ciao Rodocrosite..a dopo.
@Rodo: Nel senso che il nome Artemisia porta fortuna a chi lo indossa.
Come una pietra.
@Cristina: hai fatto bene visto che ti ci sei sentita a posto, e comunque sei in una posizione diversa dalla mia. Io non faccio sciopero perché vorrebbe dire danneggiare il mio lavoro: i miei colleghi e di conseguenza i pazienti. Non mi va.
Tempo fa sentii parlare di sciopero all'incontrario: invece che non andare, tutti ci andavano a lavorare, c'era un esubero, ma non certo di lavoro, solo di presenze, che comunque venivano retribuite. Ecco, in quel modo mi starebbe bene: le uniche ad essere danneggiate sarebbero le casse dell'Azienda e forse a toccarli sul punto dolente dei quattrini, forse qualcosa si muoverebbe.
@Arte: se tiri in ballo le pietre, non posso che darti ragione.
;)
Ciao!
Grazie per amarmi e seguirmi :-))
Hai fatto bene ad aggiungerti agli amici, così è sicurissimo che non ti perdo più.
Un bacio...
Ciao Anna, grazie per l'approvazione, anche se poi mi sono accorta di essere la tredicesima!
Ciao, Artemisia-Pioggia blu!
Artemisia-Message in the bottle
(un po' lungo ma meglio che la numerazione ;-) )
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