Ambientiamoci – Verità e bugie sul nucleare.
1) Perché l'energia nucleare prodotta sulla Terra è oggetto di una rivalutazione?
Si può meglio comprendere la potenzialità dell’energia nucleare se si va ad analizzare la situazione energetico-ambientale in cui ci troviamo. Oggi gran parte dell’industria energetica si basa sugli idrocarburi: carbone, petrolio e gas naturale. Due sono gli aspetti che interessano maggiormente questo fatto e per la precisione si tratta del costo in continua ascesa di questi combustibili, e della quantità di gas clima-alteranti prodotti dalla loro combustione. Mentre la tecnologia ha permesso di abbattere quasi totalmente tutti gli inquinanti pericolosi per la salute dell’uomo (CO, SO2, NOx, particolato), l’anidride carbonica è il prodotto della combustione, e non è eliminabile. Il mondo occidentale (ad eccezione degli USA) si è imposto tramite la sottoscrizione del protocollo di Kyoto di ridurre le emissioni di CO2 per preservare il clima del pianeta. Questo implica molte scelte strategiche nell’industria energetica, che è la maggiore produttrice di questo gas. Non c’è un’unica soluzione, ma diverse strategie l’una complementare all’altra: il potenziamento delle rinnovabili, il risparmio energetico e il potenziamento del nucleare.
2) Perché non è possibile basarci solo sulle fonti rinnovabili?
Perché queste ultime sono troppo costose e non offrono garanzia di stabilità di produzione. Mi spiego meglio. Dando per assodato che l’idroelettrico è quasi interamente sfruttato nel mondo occidentale, e che il solare ha ancora oggi costi inaccettabili (costa 8-10 volte l’energia da fonti convenzionali), l’energia eolica sembra la risorsa più promettente. L’Europa sta attualmente incrementando ogni anno la potenza eolica installata. Ma si pone un limite: a causa dell’aleatorietà dei fattori ambientali, occorre che ci sia una riserva rotante in grado di sopperire all’eventuale caduta del vento e quindi alla mancata potenza di produzione da parte dell’eolico. Per riserva rotante si intende la capacità di centrali a combustibile, in particolare turbogas che funzionano a regimi parzializzati, di essere in grado di attivarsi per compensare i cali di potenza delle rinnovabili. Possiamo incrementare la potenza eolica e in generale quella rinnovabile incostante fino al limite tecnico del 20-30% della potenza totale installata. Oltre la rete potrebbe collassare. Rimane un bel buco da colmare con altre fonti energetiche…
3) E perché il nucleare? Quali garanzie offre?
L’energia nucleare ha due grandi vantaggi: il primo è la totale assenza di gas esausti prodotti. Non produce né inquinanti, né CO2. Questo fattore assume una rilevanza fondamentale se si pensa alla sfida che ci siamo posti con la sottoscrizione del protocollo di Kyoto; in secondo luogo, ancora oggi la fonte nucleare risulta essere la più economica, a parità o addirittura sopra quella del carbone. Inoltre le centrali nucleari producono grandi potenze in poco spazio, e questo si adatta perfettamente alla realtà europea, determinata da aree densamente popolate con una concentrazione energetica molto forte. Infine occorre parlare del fatto che il nucleare è una fonte energetica propria: anche non avendo il combustibile sul suolo nazionale, esso costituisce solo una piccola parte dei costi (non più del 20%); gran parte del prezzo dell’energia venduta va a ripagare l’impianto e la sua gestione, nazionalizzando i ricavi e rendendo la Nazione che lo possiede in buona parte indipendente dall’estero.
4) La rinascita del maggio 2004: il caso di James Lovelock e il nucleare nei PVS*
Il movimento ambientalista si è sempre dichiarato contrario al nucleare, non tanto per la sicurezza delle centrali ma per il discorso dello smaltimento delle scorie. Nel 2004 James Lovelock, uno degli studiosi più autorevoli e inventore della teoria di Gaia, ha cominciato a vedere la risorsa del nucleare da un altro punto di vista. In particolare egli ha rivisto l’ordine di gravità dei problemi che minacciano l’ambiente. Nel momento in cui il cambiamento climatico risulta essere un rischio più grave rispetto alla pericolosità potenziale delle scorie radioattive, le soluzioni possibili vengono rivalutate. Lovelock sostiene che al punto a cui siamo arrivati oggi il ritardo sullo sviluppo delle rinnovabili è talmente grande che non c’è più tempo per usarle come soluzione concreta. L’unica speranza per abbassare le emissioni di anidride carbonica in maniera utile e significativa è vista ora nel nucleare. Questa tecnologia diventa quindi la soluzione temporanea per combattere il cambiamento climatico e per consentire alle rinnovabili di maturare tecnologicamente.
In particolare la costruzione di nuove centrali nucleari nei Paesi in Via di Sviluppo è secondo molti, tra cui Tim Flannery autore del libro “I signori del clima”, altamente desiderabile dal punto di vista globale perché queste andrebbero a sostituire molti impianti a combustibile fossile, estremamente inquinanti e nocivi per l’uomo oltre che per l’ambiente. Si prevede che la Cina, che attualmente produce la sua energia per il 70% da combustibili fossili rispetto ad un 25% circa su scala globale, ordinerà due nuove centrali elettronucleari all’anno per i prossimi vent’anni, mentre sono state autorizzate o stanno per ottenere la concessione diverse decine di centrali in India, Brasile, Iran, Pakistan e Corea del Sud. Mentre, tra i Paesi industrializzati nuove centrali sono previste in Francia, Russia, Giappone, Canada e Finlandia a cui di recente sembrano essersi aggiunte Svezia e Italia.
5) Fattori negativi 1: la gestione delle scorie radioattive, perché è così difficile trovare un sito di stoccaggio?
Ciò che rende difficile trovare un luogo adatto per il deposito definitivo delle scorie è la sua stabilità del tempo. Esistono tre tipi di scorie radioattive: quelle a breve, a medio e a lungo tempo di dimezzamento. Mentre per quanto riguarda le prime due i tempi di attesa perché la loro pericolosità si annulli risultano essere entro termini accettabili (si va dai 10 anni della maggior parte delle scorie, ai 100 della parte più contaminata), il problema principale sussiste per alcune parti delle barre di combustibile esaurito. Queste posso impiegare anche tempi nell’ordine di migliaia di anni per perdere la loro pericolosità. Il lato positivo è che queste scorie così pericolose sono poche. Una grande centrale nucleare ne produce non più di 3 metri cubi l’anno. Il lato negativo è che non si può pensare di conservare questi materiali sulla terraferma a causa del prolungato tempo di attesa. La soluzione più appropriata ricade su pozzi scavati nel sottosuolo in aree geologicamente stabili. Le collocazioni per questi depositi vengono quindi studiate facendo previsioni sugli spostamenti tettonici e climatici in modo da garantire le condizioni di impermeabilità del suolo entro cui costruire il deposito anche dopo 100 – 200 anni. Ma se vogliamo andare avanti a periodi tra 5000 e 10 000 anni da oggi, nulla è più certo e si ragiona solo per probabilità di rischio. Vengono fatte simulazioni di cataclismi e si dimensionano le strutture del deposito per contenere entro certi limiti eventuali fuoriuscite di materiali pericolosi al fine di tutelare la salute pubblica. Nel frattempo vengono studiati reattori particolari in grado di trasformare artificialmente i rifiuti a lungo termine in rifiuti a medio termine.
Certamente molti vedono negativamente questo tipo di soluzioni, viste quasi come un “nascondere lo sporco sotto il tappeto”. È uno dei lati deboli del nucleare. Come tutte le tecnologie ci sono pro e contro. Ora purtroppo si tratta di stimare quali “contro” siano peggio per il nostro Pianeta: i depositi sotterranei oppure le emissioni di gas serra delle altre fonti energetiche?
6) Fattori negativi 2: la sicurezza degli impianti
Non si può prendere Chernobyl come esempio per dimostrare la sicurezza degli impianti nucleari normalmente costruiti. Il reattore russo infatti non era dotato delle strutture di sicurezza di cui tutti i reattori per scopi civili devono essere forniti. Per essere chiari, Chernobyl non possedeva la cupola di cemento armato in grado di contenere qualsiasi esplosione o fuga di materiale pericoloso dal reattore stesso. Il motivo di questa mancanza era lasciare lo spazio al carroponte che doveva poter estrarre plutonio dal nocciolo per produrre armi nucleari. Inoltre al momento del disastro tutti i sistemi di sicurezza erano stati scollegati per consentire ai gestori della centrale di fare esperimenti al limite della coscienza umana. Anni prima, il reattore di Three Mile Island subiva lo stesso tipo di danneggiamento del reattore, ma le strutture contenitive hanno evitato la fuoriuscita di sostanze contaminanti, e l’incidente si è risolto senza nessun tipo di problema alla salute pubblica. Ma tornando alla questione iniziale, il problema della sicurezza non può quasi essere chiamato “problema”, semmai una “questione”. La tecnologia oggi è in grado di fornire sistemi attivi e passivi tali che rendono trascurabili i rischi di incidenti e soprattutto di contaminazione dell’ambiente circostante.
7) Fattori negativi 3: la proliferazione nucleare per scopi non-civili
Credo che questo sia uno dei problemi principali di questa tecnologia. Dotarsi del know-how del nucleare civile significa anche dotarsi potenzialmente di quello per scopi militari. In particolare la questione diventa spinosa quando paesi particolari come l’Iran o la Corea del Nord potrebbero chiedere o chiedono di partecipare al progetto dell’energia nucleare. È possibile concedere al alcuni paesi di avvalersi di questa risorsa e ad altri no? È un problema ancora oggi aperto. L’unica soluzione possibile appare essere quella, già intrapresa, di un organo di controllo internazionale come l’AIEA (o IAEA secondo l’acronimo inglese) di cui ogni nazione con un industria nucleare deve accettare i controlli. Ma per ora questo sistema non è ancora pienamente funzionante.
Giorgio Restori – dottore in “Scienze ingegneristiche” e laureando in “Ingegneria energetica” presso il Politecnico di Milano.
*paragrafo scritto insieme a Tommaso Perrone.
9 commenti:
grazie mille camilla!
spero non sia stato troppo difficoltoso pubblicare questo articolo. scusa se l'altra volta non sono riuscito ad essere più chiaro per la foto. spero che i problemi si siano risolti. ho visto che sei riuscita a mettere anche i link, perfetto!
grazie ancora e a presto!
tommi
@Tommi: Non è stato poi così difficile e mi fa davvero piacere averlo pubblicato, anche se io sono contro il nucleare e stop. Però trovo giusto informarsi.
Grazie a te!
Io comunque non ho capito quale sarebbe la "verità" e quali le "bugie".
Questi due ragazzi, Giorgio Restori e Tommaso Perrone, hanno dato una visione il più possibile obbiettiva del problema, quindi sono propensa a credere che quella sia la verità. Le bugie allora le dicono quelli che asseriscono la non pericolosità delle scorie o che ci assicurano che saranno ben smaltite. Ma davvero ci credete?
Io non ho motivo di dubitare della preparazione e dell'onestà di questi "ragazzi", ma da qui a definire quello che scrivono come verità o bugia ce ne corre.
Il discorso è proprio questo: non si tratta di credere o meno, si tratta di documentarsi ampiamente su un tema che è ampio e articolato (e che io non conosco) per poi esprimere un giudizio.
Altrimenti, se si tratta di fede, uno può dire, come te: dite quello che vi pare, tanto io "sono contro il nucleare e basta".
Beppe Grillo docet.
Anche Tommi, www.bloginternazionale.com, ha pubblicato questo post e da lui ci sono domande e risposte decisamente interessanti e approfondite. Vi consiglio di passarci.
Ho letto con molto interesse il dibattito sul blog di Tommi, e l'ho trovato informativo e inusualmente civile rispetto alle discussioni su questi temi che si leggono in rete.
Complimenti agli autori.
Continua a non piacermi il titolo. Io, invece di verità e bugie avrei parlato di fatti e miti. La verità in genere non sta mai da una parte sola, anche se si tratta di verità scientifica, perchè si deve sempre rapportare ad un contesto politico ed economico che non è sperimentale ma reale.
Parere mio personale questo, ovviamente.
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