sabato 30 dicembre 2006

Una scelta

Ieri sera è venuta in reparto una signora per un piccolo trattamento terapeutico. L'avevamo conosciuta l'anno scorso quando era ricoverata per la chemioterapia: una tipa da prendere con le molle, la classica "rompi" che stava attenta a tutto e voleva sapere il significato di ogni mossa. Ci si sentiva controllati e giudicati. Non è facile lavorare così. Però io e la mia collega eravamo riuscite a trovare un varco nella sua ritrosità e a carpire un po' della sua fiducia. Insomma, andavamo d'accordo.
Rivederla non è stato un shock: mi pareva in forma, elegante, ben pettinata, scattante.
E infatti gliel'ho subito detto:- Ehi, la trovo davvero bene!- Ma sono stata subito smentita. Ha raccontato di essere stata operata addirittura due volte al fegato e nonostante questo il cancro è ritornato caparbio sempre lì. Ha detto che i dottori le hanno proposto di nuovo una certa chemio che lei ha già fatto e di cui conosce gli effetti collaterali che la spaventano: non tanto la nausea e il vomito, ma la pelle delle mani e dei piedi che si secca, si spacca, sanguina, fa male.
Detto così sembra tollerabile: hai la pelle secca sì, ma sei viva. Beh, è proprio questo il punto, ha continuato lei, che non è più disposta a soffrire, neanche relativamente poco, per vivere forse altri cinque o sei mesi. Non ne vale la pena.
Io e la mia collega siamo rimaste zitte ad ascoltarla e credo che lei non pretendesse altro, ne' smentite ne' conferme: era già oltre.
Se n'è andata col suo passo deciso, la faccia di chi ha raggiunto una certezza. Lasciandoci sbigottite, ammirate, tristi.



Scusate ragazzi, mi rendo conto che ultimamente i miei post tendono a essere monotematici: parlo sempre di lavoro.
Il fatto è che certe cose mi colpiscono, mi fanno riflettere e ho bisogno di sapere che qualcuno proverà a capire, proverà a immedesimarsi anche solo un attimo. Mi fa bene sapere che ci siete.

lunedì 11 dicembre 2006

Idrolitina

h 3.50 a.m. -Ciao, non dormi?- Mi sono appena affacciata alla porta e lui ha aperto gli occhi. Non dorme. Ha la febbre, i globuli bianchi sotto i tacchi, gli girano parecchio le scatole e ha sete.
Mi fa: - Senti, ti riesce preparare l'idrolitina?- Eh?- Sì, quella bustina da mettere nell'acqua per farla sapere di qualcosa-.
Pensavo non esistesse più, è da quando ero piccina che non la sentivo rammentare; mai usata in casa mia, forse la prima volta che l'ho vista è stata dalla Cinzia quando avevamo meno di dieci anni. Una bottiglia d'acqua quasi piena, la bustina da rovesciare dentro, precisa, senza buttarla di fuori e poi si strige bene il tappo e si agita.
Io non sono mai riuscita a berla, mi dava un senso di artefatto, di alchemico, di innaturale e poi era anche un po' salata.
Ma a sentire loro, i cultori dell'idrolitina, non c'era niente di meglio.
Va beh.
A preparargliela ci sono riuscita senza buttarne di fuori neanche un chicco e certo dà soddisfazione vedere che ne ha già bevuta mezza bottiglia.
Basta poco a volte a far contento qualcuno.