sabato 26 dicembre 2009

Mapplethorpe, Buonarroti e la custode

Galleria dell'Accademia. In 45 anni non ci ero ancora mai andata. Lo so, vergogna vergogna. Ma ora ho colmato la lacuna e per di più ho approfittato della concomitante mostra di foto di Robert Mapplethorpe.

Una cosa fantastica, un'emozione profonda. Intanto da vera ignorantona non sapevo che la Galleria contenesse anche un mucchio di bei quadri, tra l'altro all'ordine del giorno qui a Firenze e, tralasciandoli, mi son fatta completamente sopraffare dalle sensazioni che le foto sapevano trasmettere: bianchi e neri in contrasto e fusione, forme perfette, luci calcolate e allo stesso tempo naturali, andavo da una foto ad un'altra completamente avvinghiata a ciò che vedevo, tornavo indietro sui miei passi per ricercare un particolare o un insieme, ma piano piano procedevo.

A un tratto abbandonando con lo sguardo l'ultima foto e cercando la successiva......

mi sono trovata di fronte lui, il David. Quello vero.

Come una vera e propria calamita ha attratto tutta la mia attenzione. L'ho trovato talmente bello che non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, è altissimo, è perfetto, gli sono girata intorno sorbendomi quella bellezza come fosse indispensabile, inesauribile e io insaziabile.

A un certo punto però ho percepito qualcosa di stonato, di fastidioso, di deconcentrante. "I'ccellulare", "I'mmi'figliolo", "Sì perchéppoi io gliel'aveo detto".

Ma che è?

Una voce alta di donna, una custode del museo, che coi suoi discorsi vacui aveva rotto l'incanto. E continuava smanaccando per erudire meglio le colleghe sui suoi casi. L'ho guardata come fosse un extraterrestre.

Lì, davanti al David, a tre metri dal David.

Possibile che si debba fare l'abitudine a tutto? Anche alla bellezza?

mercoledì 23 dicembre 2009

Cosa vuol dire avere


..il computer fuori uso per due mesi.

Vuol dire all'inizio diventare scemi a forza di chiamare l'assistenza perché si diano una mossa.

Poi vuol dire rassegnarsi e mettersi a far la fila per una postazione internet in biblioteca.

Vuol dire anche limitarsi a guardare la posta e poco più.

E infine vuol dire darsi pace e riscoprire altre attività. Per esempio i libri, la cui attenzione avevo confinata a una mezz'oretta prima di dormire, sono tornati a farla da padroni e adesso faccio parte di ben due gruppi di lettura.

Ovviamente non tornerò indietro all'epoca del solo digitale, che certo è utile soprattutto per capire chi è questo e quello scrittore per esempio, o per stare in contatto con gli amici lontani, ma vedrò di usufruire del "giusto mezzo" e stare in pace.

Ecco.

mercoledì 21 ottobre 2009

La fisarmonica

Cammino per una strada del centro attenta a scorgere tra la gente che mi viene incontro il viso che conosco.

Faccio appena caso al gesto di una ragazza sorridente che si china a mettere qualche moneta nel cappello di un suonatore ambulante.

Ci faccio caso forse perché ultimamente anche quella è diventata una cosa insolita, lasciare una moneta intendo.

Continuo a camminare con lo sguardo puntato avanti, ma quel gesto ha catturato la mia attenzione e adesso ascolto la musica del suonatore. Non è banale, non è la solita conosciutissima musichina ad uso e consumo dei turisti. No. Questo, cavoli, suona proprio bene. Un piacere per le orecchie, ogni nota lascia dietro sé una sensazione di allegria e di pienezza, come quando una cosa è fatta bene e ne siamo contenti. Guardo il suonatore, le sue dita corrono sullo strumento, lo accarezzano, lo abbracciano, lui si dondola quasi un ballo, sorride.

Che fortuna averlo notato e non essere passata oltre come se niente fosse.

Un bel ricordo fa stare bene anche a distanza.

venerdì 16 ottobre 2009

Ambientiamoci

Ambientiamoci – Greenwash e le confessioni di un eco-peccatore
Greenwash http://www.guardian.co.uk/environment/series/greenwash è una rubrica ambientalista del sito del Guardian - potete trovarla anche su Internazionale - che smaschera le bugie che le pubblicità ci "vendono" su prodotti cosiddetti green ma che, in realtà, hanno un loro impatto sull'ambiente. Le aziende, ovviamente, sanno che i loro prodotti non sono ecologici come ci voglio far credere ma, ciononostante, mentono.
Da questo presupposto e dalla curiosità di conoscere la storia delle cose che acquistiamo nei nostri supermercati, Fred Pearce, giornalista e saggista britannico, ha scritto un libro di recente pubblicazione in cui racconta il suo viaggio in più di venti paesi per conoscere le persone e i luoghi da cui provengono le cose che usiamo quotidianamente.

Ci racconta del Mare di Aral ormai prosciugato perché utilizzato dalle industrie di Bangladesh e Uzbekistan per produrre T-shirt di cotone che vengono vendute nei paesi occidentali. Ci racconta delle donne pagate 8 centesimi di euro all'ora che lavorano in queste fabbriche e che sono felici di essere sfruttate perché per loro questa situazione è comunque migliore di quella che hanno lasciato nei villaggi: dobbiamo continuare ad anteporre i diritti umani (in questo caso delle donne) o l'etica ambientale?
Ci racconta dei fagiolini kenyoti che Pearce ha deciso di continuare a comprare anche se il loro impatto ambientale dovuto al trasporto è considerevole (apriti cielo: in sala come nella prefazione al libro scritta da Luca Mercalli http://www.wuz.it/recensione-libro/3713/confessioni-ecopeccatore-fred-pearce-ambiente-luca-mercalli.html). Perché? Perché ha constatato che i contadini che li coltivano ne ricavano un effettivo benessere: dobbiamo aiutare gli agricoltori kenyoti o ridurre la propria impronta di CO2?
E ancora: la cioccolata proveniente dalla Costa d'Avorio e dal Camerun deve essere boicottata poiché lo stesso Pearce ha scoperto che i contadini che coltivano il cacao non sanno nemmeno che gusto abbia la cioccolata. In questo caso non c'è "diritto" che tenga.

Insomma il libro ‘Confessioni di un eco-peccatore. Viaggio all'origine delle cose che compriamo’ http://www.edizioniambiente.it/eda/catalogo/libri/336/ non dà una risposta concreta ed univoca sul comportamento che un cittadino sensibile a certi temi dovrebbe tenere. Anzi.
Diversi passaggi del libro ed il racconto fatto personalmente da Pearce hanno destato perplessità. Uno spettatore in sala ha addirittura sollevato la possibilità che lo stesso libro sia un caso di greenwash. A mio avviso la linea di pensiero tenuta da Pearce si espone facilmente a critiche per un semplice motivo: non pone la tutela dell'ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici al centro delle sfide che l'umanità si trova ad affrontare oggi. Al contrario, mantiene l'uomo e il raggiungimento del suo benessere al centro e l'ambiente come qualcosa che deve essere funzionale al suo sviluppo: una visione antropocentrica dell'ambiente che, secondo me, rischia di sottovalutare l'irrimandabile soluzione che il problema dell'effetto serra ci propone.


Tommaso Perrone di Blog Internazionale

giovedì 24 settembre 2009

Il passato se ne va

Mi è crollata la libreria. E' la seconda volta che mi succede in vita mia. Però questa era piccola. La prima invece no: ero io piccola e forse per questo mi spaventai così tanto, soprattutto del rumore che fece quando si staccò improvvisamente dal muro rovinando in terra con tutti i libri, l'enciclopedia Conoscere che pesava una cifra e i vari soprammobilini-acchiappapolvere a cui tenevo più della mia vita.
Questa era piccola invece, ma ha fatto il suo effetto vederne il contenuto sparso per il salotto. La prima cosa che ho pensato: -Ah beh, tanto dovevo buttar via qualcosa- la seconda: -Dov'è il gatto?!- ma l'ho sentito miagolare un attimo dopo e non veniva da sotto!
Ora ho una pila di vecchie riviste e libri di scuola tra cui quello di matematica (ma che l'ho tenuto a fare?) qui davanti a me. Finiranno al macero. Solo mi chiedo quanto ancora li avrei tenuti con me se non avessero deciso da soli di farsi avanti. Ma perché siamo così attaccati alle cose del passato?

sabato 19 settembre 2009

La mattina presto


Alzarsi la mattina alle 6 per andare a lavorare è dura, non c'è che dire. Però poi una volta fuori per la strada basta guardarsi un po' intorno e si scoprono dei veri gioielli.
Intanto niente traffico o quasi. Si incontra qualche tiratardi che strascicando i piedi sogna finalmente il letto. Ci sono i venditori ambulanti che spingono il loro barroccino, ma ormai sono tutti elettrici, e cominciano ad allestirlo in vista dei prossimi turisti. Passando davanti al Duomo si sente rumore di lattine che ruzzolano: gli spazzini muovono le lunghe granate di saggina come fossero falci fienaie. E appena oltre San Marco, davanti al Giardino de' Semplici c'è sempre un tizio che pulisce il marciapiede; sembra vecchio, ma chissà, ha una giacca a vento rossa sporchissima che tiene anche d'estate, si è organizzato con scopa, cassetta e sacco di plastica e si fa tutto il pezzo dai viali in giù: è il suo modo di sentirsi utile. Costeggiando il Mugnone l'aria diventa appena più fresca per via dell'acqua e degli alberi e alzando gli occhi magari si vede passare un airone bianco.

Da lì in poi comincia la città più brutta, quella fatta solo per il comodo, non per il bello e allora si smette di osservare e ci si dirige piano piano con la mente alla quotidianità.

E' proprio bella però la mattina presto.

lunedì 14 settembre 2009

Umf!

Fra mezz'ora devo uscire. Ma piove. La prima pioggia dopo l'estate. E mi fa una gran fatica mettermi le scarpe chiuse e il poncho per non bagnarmi fino all'osso con la bici.
Ma così è la vita: c'è anche quando piove. Per fortuna!
Va bene, mi bagno, ecchissenefrega!

Ok, era tanto per dire qualcosa...
Bye bye!!

lunedì 20 luglio 2009

L'altra campana

In treno mi si siedono accanto un ragazzo e una ragazza che viaggiano insieme; sistemano le borse e poi cominciano a chiacchierare. Alzo gli occhi dal mio libro e sbircio: lei bionda, lineamenti delicati, occhi marroni; lui scuro di pelle e capelli, arabo direi. La sorpresa è che parlano in francese, ma un francese strano, cioè mi accorgo io che lo so poco, che fanno degli errori, quindi non sono madrelingua.
Il mio libro ormai è andato in cavalleria: è troppo più divertente seguire i loro discorsi, soprattutto perché credono di non essere capiti.
Lui insiste per avere il cellulare di lei; lei tergiversa, ma alla fine cede, a me sembra più per educazione che per convinzione, ma contenta lei!
In breve scopro le nazionalità: Marocco e Romania. Lei dev'essere qua di passaggio perché chiede a lui notizie della gente, di come si rapporta con gli immigrati. Ho drizzato le orecchie: sentiamo un po' che risponde.
Mi ha sorpreso perché ha detto che in fondo tutto il mondo è paese, che c'è il buono e il cattivo come dappertutto e che qui magari la gente che non ti conosce è un po' restia, ma poi ti trattano bene e con gentilezza.
Però. Lo dovrebbero sentire quelli della Lega. O forse lui dovrebbe sentire loro: cambierebbe idea, mi sa.

domenica 28 giugno 2009

Visita a...


...San Miniato al Monte.
Era da diverso tempo che non tornavo lassù; è la solita onnipresente invasione di turisti che mi frena.
Stavolta però ho approfittato di un'occasione particolare: una visita guidata da un fiorentino dedito all'arte e all'astronomia. E infatti San Miniato coniuga perfettamente entrambe le cose coi suoi mosaici e i suoi "giochi" di luce. La basilica è orientata in modo che il sole, in certi giorni dell'anno, segua un determinato percorso e quasi si fermi su particolari non certo scelti a caso della parete o del pavimento intarsiati.
Quello che affascina è che niente è stato lasciato al caso e tutto torna, tutto è volto a spiegare, mostrare, iniettare nel tempo a venire un messaggio di armonia e bellezza.
Cavoli.
Alla faccia dell'invasione turistica, quello è un luogo da tenere presente e da visitare più spesso; uno di quei posti dove ogni volta scopri un nuovo particolare, un nuovo collegamento, un nuovo motivo di soddisfazione e di pienezza.
Mi ha colpito l'osservazione della custode all'entrata della chiesa:
- Ah! Un gruppo di fiorentini. Finalmente!

giovedì 4 giugno 2009

cristalli



Entri e rimani senza fiato.



Una sala completamente stipata, intrisa, straripante di colori e luccichii.


Da non saper dove posare gli occhi.


Allora ho cominciato da una parte e via.


Berilli, tormaline, quarzi e la rodocrosite in tutto il suo splendore rosso.

Che meraviglia!

E che atmosfera, che energia! Un'ora lì dentro e sei ricaricato per una settimana.

venerdì 29 maggio 2009

Gentaglia

Entro nella cucina del reparto per prendere qualcosa, è piena di gente in pausa caffè. Sento un medico che dice: - Sì, una brutta giornata te? E io allora che sono reperibile con il Rossi che sta per tirare il calzino?
Esco disgustata sperando che gli vada di traverso il caffè. Non lo rianimerei di certo quello stronzo, e il calzino lo tirerebbe magari lui! Gente ignorante che crede per di più di saper fare bene il proprio lavoro dispensando chemioterapici qua e là in giusta misura. Tutto lì.
Se questo è un medico!

sabato 16 maggio 2009


In Puglia economia all’idrogeno?

Poco più di un anno fa compariva sulle pagine di molti giornali e blog la notizia che la Puglia in un futuro prossimo avrà distributori di idrogeno e/o idrometano per alimentare autoveicoli ecologici. Qualche settimana fa il sito www.rinnovabili.it ha definito la Puglia “regina del vento”, visto il primato nella produzione di energia elettrica dal vento (946 megawatt installati nel 2008, dati Terna). Le notizie non sembrano slegate, nell’ottica di “Economia all’idrogeno”, il libro di J. Rifkin che sembra avere ispirato il progetto idrogeno della regione Puglia e che la mette all’avanguardia mondiale.
L’evoluzione dei combustibili usati dalla nostra civiltà ha come meta l’idrogeno. All’inizio ci fu la legna, poi venne il carbone, il petrolio, il metano e, in futuro, l’idrogeno. Il cambiamento di combustibile è stato sempre verso una “de-carbonizzazione”, cioè una riduzione del rapporto carbonio-idrogeno, e quindi una riduzione relativa nei fumi della CO2 rispetto all’H2O, a parità di energia liberata nella combustione.
Avere un combustibile con 100% di idrogeno però non è semplice, perché non è presente puro in natura, ma sempre allo stato combinato. E la separazione degli atomi di idrogeno costa energia. Quindi l’idrogeno puro è un combustibile artificiale, un vettore energetico, non è una fonte di energia primaria. Questo concetto purtroppo sembra essere poco conosciuto. Molti addirittura pensano che in futuro si potrà usare l’acqua come combustibile, mentre l’acqua è soltanto il prodotto della combustione dell’H2. L’acqua può essere anche la materia prima per fornire idrogeno attraverso l’elettrolisi (separazione di O2 e H2 dall’acqua), una reazione chimica che consuma energia prodotta altrove con i metodi convenzionali (che generano anche CO2). Oppure si può produrre idrogeno dal metano mediante il processo denominato “steam reforming”. Anche in questo caso però si produce CO2 dal carbonio contenuto nel metano. Come si esce allora da questo rompicapo? Per produrre H2 senza avere CO2 come sottoprodotto, bisognerà ricorrere all’uso di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile, mediante turbine eoliche e pannelli fotovoltaici, per esempio. Allo stato attuale, quindi, i sistemi esistono, ma sono costosi. La Puglia però ha buone possibilità di sfruttamento di queste fonti, essendo una regione ventosa e molto soleggiata.
L’avvento dell’economia all’idrogeno richiede la soluzione di un altro problema oltre a quello della produzione, e cioè quello della distribuzione del combustibile. Un altro bel rompicapo, perché la rete distributiva cresce se vi sono consumatori (auto) di idrogeno, e le auto si vendono se la rete distributiva è sufficientemente diffusa. Per uscire da questo circolo vizioso si pensa ad una fase di transizione in cui circolano veicoli che usano una miscela di idrometano (30% H2 e 70% metano), in modo da poter rifornirsi anche presso i distributori di metano. Secondo Rifkin il rischio è che questa fase transitoria duri molto.
Comunque in Puglia sembra che qualcosa si muova.

di Michelangelo Ciani, Ingegnere Meccanico, Docente di Discipline Meccaniche presso Istituti di Istruzione Superiore

Ecco alcuni link sull’argomento trattato:
http://www.peacelink.it/ecologia/a/25730.html
http://www.rinnovabili.it/pugliala-prima-rete-di-distributori-a-idrogeno-500654
http://www.rinnovabili.it/lidrogeno-che-attraversa-la-puglia-702331
http://www.rinnovabili.it/la-puglia-regina-dei-venti-702392
http://www.ecoblog.it/post/8050/la-puglia-al-primo-posto-nella-produzione-di-energia-eolica
http://www.ambientenergia.info/01/05/2009/6866/2/fotovoltaico_gse_pubblica_dati_2008_puglia_si_conferma_leader.html

sabato 9 maggio 2009

Parma Vs Firenze 1-0


Fermata dell'autobus. Il 6 non arriva: ha saltato una corsa. La gente si accumula e via via che qualcuno arriva, si chiede fra quanto passerà il prossimo. Una ragazza sorridente e gentile rassicura che sarà fra pochi minuti. C'è una signora, chiaramente non del posto, che cerca informazioni su come arrivare in centro; le rispondono in tre, fra cui una peruviana, quale autobus prendere.

Finalmente arriva il 6. Passate le prime fermate ci si comincia a guardare intorno e a pensare a quale si deve scendere. Quando si è in una città sconosciuta tutto sembra difficile. C'è una coppia di mezza età con un enorme involucro, devono andare alla fiera antiquaria. - Anch'io! - esclamo - Facciamo la stessa strada -. Una signora che ci ha sentiti si alza addirittura dal proprio sedile, ci viene vicina e ci assicura che ci dirà lei dove scendere. L'autista, poi, si ferma in un posto dove non dovrebbe, ma che è più vicino a dove dobbiamo andare e ci indica la direzione con un sorriso.

Sono esterrefatta. Non ho mai visto tanta gentilezza in un colpo solo.

La cosa terribile è che ne ho quasi paura.

Ma che mi è successo?

domenica 3 maggio 2009

Erborista


Da giovedì comincio un corso di erboristeria. Mi sembra una cosa strana e allo stesso tempo ne sono arciconvinta. Lo strano è vedermi a impiastricciare creme e maneggiare alambicchi; la convinzione invece è data dall'amore sviscerato che ho per tutto quello che è natura. Mi affascina scoprirne i segreti, andare oltre la bellezza e trovare anche la bontà, la generosità, la partecipazione.
Un altro modo per capire che "Omnia ab Uno, in Unum omnia".

giovedì 2 aprile 2009

Transizione

Mah, non so, mi prende raramente, ma stavolta c'è questo senso di insoddisfazione, e non mi lascia. So bene da dove viene: dal reparto dove lavoro, dalla condizione di precarietà, da questo strano periodo di interregno, dalla meschinità di alcune persone; e so anche che in condizioni normali appena esco mi lascio alle spalle tutto quello che c'è là. Ma ora no. E le cose sembrano ancora più grandi e incombenti. Pensieri che non se ne vanno, anzi, mi sorprendo a intavolare dialoghi e immaginare scene che vorrei fossero e che poi invece non faccio accadere. Tensione. Si parla veramente solo con quelle di cui ci si fida e sono poche. Un'atmosfera inquinata, torbida.
Finirà, ovvio, ma intanto ci devo convivere e diventa più difficile anche il contatto con la devastazione della malattia. Sembra tutto più brutto. Incomprensibile. Pazzesco.

lunedì 23 marzo 2009


Ambientiamoci – The New World

Essendo il sottoscritto un Mac-user, perdonerete voi utenti di Windows questo ironico paragone che sto per fare a seguito della notizia di cui sto per parlarvi.

Quando ho letto che The Indipendent afferma che le nuove centrali nucleari o, se volete dirla diversamente, le centrali nucleari di ultima generazione, sarebbero più potenzialmente dannose di quelle attuali, mi sono detto: " Toh, proprio come Windows! Esce un nuovo sistema operativo e tutti si tengono ben stretto quello precedente che, per loro stessa ammissione, é di solito meglio di quello nuovo!"

E la cosa in sé è davvero curiosa: se realizzi un prodotto nuovo, si pensa debba essere migliore (leggasi quindi nel nostro caso più sicuro e maggiormente produttivo) di quelli precedenti.

Invece dall’articolo sembrerebbe che "il rischio di incidenti con queste nuove tecnologie è sì più basso, ma, nel caso avvenga una fuoriuscita di radiazioni, questa sarebbe più consistente e pericolosa che non in passato. Tra i documenti esaminati, ce n'è uno secondo cui le perdite umane stimate potrebbero essere doppie".

Si tratta di un rapporto dell'azienda francese Edf ossia quella che ha stipulato di recente l'accordo con Enel.

So che esistono persone che ritengono questo rapporto e l'articolo in questione non precisi. Resta il fatto che i rischi esistono e nel dubbio credo sia sempre meglio preservare la nostra "salute" senza rischiare di scoprire invece che erano esatti.

Quindi riassumendo viene calpestato un referendum che, comunque lo si voglia considerare, aveva de facto impedito l'utilizzo dell'energia nucleare; non si considerano le energie alternative né si investe su di esse; non si richiede al limite con nuovo referendum di far abrogare questo "divieto" esistente dai cittadini ed, infine, non si degnano neanche di avvertirci e/o informarci di come queste centrali, che poi troveranno tra l'altro forse realizzazione tra moltissimi anni, già adesso destano molte perplessità sulla loro efficacia in materia di sicurezza.

In sostanza, si potrebbe anche temere che si stiano gettando le basi per un "Nuovo Mondo"...


The New World

E' come essere in una fiera
Gli imbonitori all'angolo ti convincono che l'ultima loro diavoleria
L'ultimo loro intruglio
Sono sublimi.

Il Nuovo avanza
Come dentro un marcio manifesto futurista
Maleodorante e tagliente
Come latta arrugginita.

Scorie dilagano
E fumi assassini
Si spargono nell'aria.

"Sono sicure, tranquilli, ve lo garantiamo"!

Tre teste piangono
Da un unico occhio.

Feti "nati"
Con l'asbesto nel cuore
Ed il Radon nei polmoni

Feti morti
Con una smorfia
A dipingere nel cielo il loro sarcastico sorriso
Per illuminare la loro anima.

Siamo rimasti in pochi,
Di "normali" nessuno.

E nell'oscurità di nubi radioattive
E di soli morenti
Attendiamo solo di spegnerci
Per non inquinare più.

DANIELE VERZETTI, ROCKPOETA


lunedì 16 marzo 2009



Ambientiamoci Verità e bugie sul nucleare.


1) Perché l'energia nucleare prodotta sulla Terra è oggetto di una rivalutazione?
Si può meglio comprendere la potenzialità dell’energia nucleare se si va ad analizzare la situazione energetico-ambientale in cui ci troviamo. Oggi gran parte dell’industria energetica si basa sugli idrocarburi: carbone, petrolio e gas naturale. Due sono gli aspetti che interessano maggiormente questo fatto e per la precisione si tratta del costo in continua ascesa di questi combustibili, e della quantità di gas clima-alteranti prodotti dalla loro combustione. Mentre la tecnologia ha permesso di abbattere quasi totalmente tutti gli inquinanti pericolosi per la salute dell’uomo (CO, SO2, NOx, particolato), l’anidride carbonica è il prodotto della combustione, e non è eliminabile. Il mondo occidentale (ad eccezione degli USA) si è imposto tramite la sottoscrizione del protocollo di Kyoto di ridurre le emissioni di CO2 per preservare il clima del pianeta. Questo implica molte scelte strategiche nell’industria energetica, che è la maggiore produttrice di questo gas. Non c’è un’unica soluzione, ma diverse strategie l’una complementare all’altra: il potenziamento delle rinnovabili, il risparmio energetico e il potenziamento del nucleare.


2) Perché non è possibile basarci solo sulle fonti rinnovabili?
Perché queste ultime sono troppo costose e non offrono garanzia di stabilità di produzione. Mi spiego meglio. Dando per assodato che l’idroelettrico è quasi interamente sfruttato nel mondo occidentale, e che il solare ha ancora oggi costi inaccettabili (costa 8-10 volte l’energia da fonti convenzionali), l’energia eolica sembra la risorsa più promettente. L’Europa sta attualmente incrementando ogni anno la potenza eolica installata. Ma si pone un limite: a causa dell’aleatorietà dei fattori ambientali, occorre che ci sia una riserva rotante in grado di sopperire all’eventuale caduta del vento e quindi alla mancata potenza di produzione da parte dell’eolico. Per riserva rotante si intende la capacità di centrali a combustibile, in particolare turbogas che funzionano a regimi parzializzati, di essere in grado di attivarsi per compensare i cali di potenza delle rinnovabili. Possiamo incrementare la potenza eolica e in generale quella rinnovabile incostante fino al limite tecnico del 20-30% della potenza totale installata. Oltre la rete potrebbe collassare. Rimane un bel buco da colmare con altre fonti energetiche…


3) E perché il nucleare? Quali garanzie offre?
L’energia nucleare ha due grandi vantaggi: il primo è la totale assenza di gas esausti prodotti. Non produce né inquinanti, né CO2. Questo fattore assume una rilevanza fondamentale se si pensa alla sfida che ci siamo posti con la sottoscrizione del protocollo di Kyoto; in secondo luogo, ancora oggi la fonte nucleare risulta essere la più economica, a parità o addirittura sopra quella del carbone. Inoltre le centrali nucleari producono grandi potenze in poco spazio, e questo si adatta perfettamente alla realtà europea, determinata da aree densamente popolate con una concentrazione energetica molto forte. Infine occorre parlare del fatto che il nucleare è una fonte energetica propria: anche non avendo il combustibile sul suolo nazionale, esso costituisce solo una piccola parte dei costi (non più del 20%); gran parte del prezzo dell’energia venduta va a ripagare l’impianto e la sua gestione, nazionalizzando i ricavi e rendendo la Nazione che lo possiede in buona parte indipendente dall’estero.


4) La rinascita del maggio 2004: il caso di James Lovelock e il nucleare nei PVS*
Il movimento ambientalista si è sempre dichiarato contrario al nucleare, non tanto per la sicurezza delle centrali ma per il discorso dello smaltimento delle scorie. Nel 2004 James Lovelock, uno degli studiosi più autorevoli e inventore della teoria di Gaia, ha cominciato a vedere la risorsa del nucleare da un altro punto di vista. In particolare egli ha rivisto l’ordine di gravità dei problemi che minacciano l’ambiente. Nel momento in cui il cambiamento climatico risulta essere un rischio più grave rispetto alla pericolosità potenziale delle scorie radioattive, le soluzioni possibili vengono rivalutate. Lovelock sostiene che al punto a cui siamo arrivati oggi il ritardo sullo sviluppo delle rinnovabili è talmente grande che non c’è più tempo per usarle come soluzione concreta. L’unica speranza per abbassare le emissioni di anidride carbonica in maniera utile e significativa è vista ora nel nucleare. Questa tecnologia diventa quindi la soluzione temporanea per combattere il cambiamento climatico e per consentire alle rinnovabili di maturare tecnologicamente.
In particolare la costruzione di nuove centrali nucleari nei Paesi in Via di Sviluppo è secondo molti, tra cui Tim Flannery autore del libro “I signori del clima”, altamente desiderabile dal punto di vista globale perché queste andrebbero a sostituire molti impianti a combustibile fossile, estremamente inquinanti e nocivi per l’uomo oltre che per l’ambiente. Si prevede che la Cina, che attualmente produce la sua energia per il 70% da combustibili fossili rispetto ad un 25% circa su scala globale, ordinerà due nuove centrali elettronucleari all’anno per i prossimi vent’anni, mentre sono state autorizzate o stanno per ottenere la concessione diverse decine di centrali in India, Brasile, Iran, Pakistan e Corea del Sud. Mentre, tra i Paesi industrializzati nuove centrali sono previste in Francia, Russia, Giappone, Canada e Finlandia a cui di recente sembrano essersi aggiunte Svezia e Italia.


5) Fattori negativi 1: la gestione delle scorie radioattive, perché è così difficile trovare un sito di stoccaggio?
Ciò che rende difficile trovare un luogo adatto per il deposito definitivo delle scorie è la sua stabilità del tempo. Esistono tre tipi di scorie radioattive: quelle a breve, a medio e a lungo tempo di dimezzamento. Mentre per quanto riguarda le prime due i tempi di attesa perché la loro pericolosità si annulli risultano essere entro termini accettabili (si va dai 10 anni della maggior parte delle scorie, ai 100 della parte più contaminata), il problema principale sussiste per alcune parti delle barre di combustibile esaurito. Queste posso impiegare anche tempi nell’ordine di migliaia di anni per perdere la loro pericolosità. Il lato positivo è che queste scorie così pericolose sono poche. Una grande centrale nucleare ne produce non più di 3 metri cubi l’anno. Il lato negativo è che non si può pensare di conservare questi materiali sulla terraferma a causa del prolungato tempo di attesa. La soluzione più appropriata ricade su pozzi scavati nel sottosuolo in aree geologicamente stabili. Le collocazioni per questi depositi vengono quindi studiate facendo previsioni sugli spostamenti tettonici e climatici in modo da garantire le condizioni di impermeabilità del suolo entro cui costruire il deposito anche dopo 100 – 200 anni. Ma se vogliamo andare avanti a periodi tra 5000 e 10 000 anni da oggi, nulla è più certo e si ragiona solo per probabilità di rischio. Vengono fatte simulazioni di cataclismi e si dimensionano le strutture del deposito per contenere entro certi limiti eventuali fuoriuscite di materiali pericolosi al fine di tutelare la salute pubblica. Nel frattempo vengono studiati reattori particolari in grado di trasformare artificialmente i rifiuti a lungo termine in rifiuti a medio termine.
Certamente molti vedono negativamente questo tipo di soluzioni, viste quasi come un “nascondere lo sporco sotto il tappeto”. È uno dei lati deboli del nucleare. Come tutte le tecnologie ci sono pro e contro. Ora purtroppo si tratta di stimare quali “contro” siano peggio per il nostro Pianeta: i depositi sotterranei oppure le emissioni di gas serra delle altre fonti energetiche?


6) Fattori negativi 2: la sicurezza degli impianti
Non si può prendere Chernobyl come esempio per dimostrare la sicurezza degli impianti nucleari normalmente costruiti. Il reattore russo infatti non era dotato delle strutture di sicurezza di cui tutti i reattori per scopi civili devono essere forniti. Per essere chiari, Chernobyl non possedeva la cupola di cemento armato in grado di contenere qualsiasi esplosione o fuga di materiale pericoloso dal reattore stesso. Il motivo di questa mancanza era lasciare lo spazio al carroponte che doveva poter estrarre plutonio dal nocciolo per produrre armi nucleari. Inoltre al momento del disastro tutti i sistemi di sicurezza erano stati scollegati per consentire ai gestori della centrale di fare esperimenti al limite della coscienza umana. Anni prima, il reattore di Three Mile Island subiva lo stesso tipo di danneggiamento del reattore, ma le strutture contenitive hanno evitato la fuoriuscita di sostanze contaminanti, e l’incidente si è risolto senza nessun tipo di problema alla salute pubblica. Ma tornando alla questione iniziale, il problema della sicurezza non può quasi essere chiamato “problema”, semmai una “questione”. La tecnologia oggi è in grado di fornire sistemi attivi e passivi tali che rendono trascurabili i rischi di incidenti e soprattutto di contaminazione dell’ambiente circostante.


7) Fattori negativi 3: la proliferazione nucleare per scopi non-civili
Credo che questo sia uno dei problemi principali di questa tecnologia. Dotarsi del know-how del nucleare civile significa anche dotarsi potenzialmente di quello per scopi militari. In particolare la questione diventa spinosa quando paesi particolari come l’Iran o la Corea del Nord potrebbero chiedere o chiedono di partecipare al progetto dell’energia nucleare. È possibile concedere al alcuni paesi di avvalersi di questa risorsa e ad altri no? È un problema ancora oggi aperto. L’unica soluzione possibile appare essere quella, già intrapresa, di un organo di controllo internazionale come l’AIEA (o IAEA secondo l’acronimo inglese) di cui ogni nazione con un industria nucleare deve accettare i controlli. Ma per ora questo sistema non è ancora pienamente funzionante.

Giorgio Restori – dottore in “Scienze ingegneristiche” e laureando in “Ingegneria energetica” presso il Politecnico di Milano.
*paragrafo scritto insieme a Tommaso Perrone.

martedì 10 marzo 2009

Bollicine

Al momento delle consegne una delle OSS (operatrice socio sanitaria) irrompe: -Ma lo sapete che la pipì del signore al letto 20 fa la schiuma?
-Per forza, risponde la mia collega, ha bevuto lo Svelto.
Silenzio attonito. Ci guardiamo costernate. Lo Svelto?


-Scherzavo.


P.S.
la verità è che aveva fatto 3 flaconi di albumina ;)

martedì 17 febbraio 2009

Gazzelle e rinoceronti

Sto camminado verso casa, ho in mano le buste della spesa. La folla del sabato sera in centro a Firenze è un misto di turisti e di fiorentini della periferia che vengono a fare un giro, prendere un caffè e guardare le vetrine. Tutto a un tratto noto un movimento inusuale, c'è uno stridio di freni, quattro sportelli che si spalancano contemporaneamente e della gente si disperde a ventaglio mettendosi a correre. Mi fermo per cercare di capire. Accanto a me sfrecciano due o tre ragazzi, extracomunitari, venditori ambulanti improvvisati, carichi della loro mercanzia. Sono inseguiti da un carabiniere attempato confronto a loro, ma ancora agile devo ammettere. Lasciano Piazza del Duomo e si infilano nel dedalo delle stradine laterali. Sopraggiungono altri uomini in divisa e io sempre inchiodata al suolo con la mia spesa, li lascio passare. Ma ormai ho capito che succede: la solita inutile, ridicola messinscena dei tutori dell'ordine che fanno rispettare l'ordine, appunto. Rincorrere quei ragazzi, ma anche arrivare ad acciuffarli e addirittura confiscargli la merce, che cambia? Cosa risolve?
Mi faccio prendere da un attacco di ilarità mentre osservo la scena lì impalata in mezzo alla piazza. Per fortuna ho il golf a collo alto e ci posso nascondere il viso: non si sa mai che se mi vedono ridere poi arrestino anche me!

domenica 8 febbraio 2009

Distrazioni

Giornatuccia quando si perdono le chiavi di casa e si passano ore a cercarle sapendo che il doppione non sarà reperibile fino al giorno dopo.
Giornatuccia avere il terribile sospetto che te le abbia prese qualcuno che sa dove abiti e possa entrare a far manbassa delle tue cose.
Le ore non passano mai e ci si finisce le suole a forza di far la spola tra la casa ospite e la propria per controllare che il portone sia a posto.
Per ingannare l'attesa andiamo a prenderci una pizza; a tavola invoco la distrazione raccontando cose divertenti che mi sono capitate al lavoro: -Come quella volta che passai l'estate a lavorare in un ospizio e c'era una camerata di otto vecchiette e una si alzò di notte ed ebbe la bella idea di radunare sul suo letto le dentiere di tutte le altre e così io e la mia collega si perse un sacco di tempo a ritrovare le bocche giuste "nonna, fammi vedere se è questa; no, allora, prova te"-
Mi fermo a tempo per notare la faccia disgustata che ho di fronte, la forchettata di pizza rimasta a mezz'aria. E' vero, dimentico sempre che non tutti gradiscono questo tipo di discorsi, soprattutto a tavola.
Beh, se non altro sono riuscita a distrarlo. ;)

domenica 25 gennaio 2009

Popolana

Un'amica mi fa: -Senti, io domani vado a un provino per fare la comparsa in un film che gireranno qua nei paraggi. Perché non vieni anche te?
Perché no: ci sono andata. Già da fuori della porta, coda; per fortuna danno i numeri così non si letica. Una marea di gente giovane, ragazze appariscenti vestite alla moda forse per colpire l'occhio di chi deve scegliere, e altri invece anonimi di proposito, tanto in effetti, vai a sapere con che criterio gestiscono la cosa.
Si sale a grupppi di dieci, seguiti dagli sguardi un po' invidiosi di chi resta giù ad aspettare il suo turno. Sopra c'è da dare le generalità, riempire un modulo, farsi fare la foto col numero attaccato al bavero. Brutta impressione. Sembra di essere schedati e in effetti è così. Io sono la 188.
Aspettiamo ancora, ma intanto si capisce quello che ci succederà: c'è un tavolo con due ragazzi, non arrivano a trent'anni, che analizzano i candidati. Come? Semplicemente guardandoli. A qualcuno chiedono se ha esperienza nel campo del cinema o se sa andare a cavallo. Buffo vedere come la gente si fa prendere dall'emozione, facce tese e bianche di adrenalina, mani che tremano, sguardi ansiosi: sembra un esamone dell'università, invece la cosa strana è che qui non sono valutate le tue conoscenze, ma solo la tua apparenza. Inquietante direi.
Finalmente tocca a noi. Ci sediamo di qua dal tavolo. I due ragazzi ci salutano cordialmente dandoci la mano e chiamandoci per nome, ma l'atmosfera resta tesa. Lo sguardo degli esaminatori si appunta sui miei capelli corti e ritti, mi fa uno: -I capelli, perché così? -Per comodità - rispondo. -Bene, non li fare allungare per i prossimi tre mesi. Ci sentiamo. Ciao Camilla.- E tendendomi la mano mi congeda.
Torno fuori ad aspettare la mia amica e intanto penso. -Mah. Mi pare una stronzata.
Quando finalmente esce anche lei, a cui hanno addirittura fatto leggere delle battute (buon segno, pare), mi dice: -Ma lo sai che accanto al tuo nome hanno scritto una cosa? -Che cosa?
-Popolana.


venerdì 23 gennaio 2009

Piove





Sembra un quadro di Monet, invece uffa, è vero: piove.
Niente di grave, lo so, è solo così noioso!
Allora mi viene in mente la proposta fatta da una tipa sempre allegra che ama vestirsi di rosso, e cioè pensare positivo (beh, anche Jovanotti).
Mi ripeto frasi come:
splendore infinito
luce infinita
energia infinita
calma infinita
chiarezza infinita
armonia infinita
pace infinita
dignità, coraggio, progresso, miglioramento infiniti.
Insomma, funziona. Strano, vero? eppur si muove.
Come il professore di fisica nucleare di cui ho sentito un pezzetto di lezione, che diceva a proposito delle cose che si perdono: -Non bisogna dirsi "Ora la cerco" bensì "Ora la trovo".
E' una giusta disposizione d'animo, mettere l'intenzione in qualcosa di positivo, volerlo.
Sembrerebbe troppo poco, soprattutto di fronte ai fatti gravi di cui si sente in continuazione, quasi una presa di giro, una baggianata, una stupidaggine.
No. No no.
Pensare positivo credo sia rimasto uno dei pochi rimedi alla portata di tutti. Non costa nulla, cavoli, ci si può provare.