domenica 25 gennaio 2009

Popolana

Un'amica mi fa: -Senti, io domani vado a un provino per fare la comparsa in un film che gireranno qua nei paraggi. Perché non vieni anche te?
Perché no: ci sono andata. Già da fuori della porta, coda; per fortuna danno i numeri così non si letica. Una marea di gente giovane, ragazze appariscenti vestite alla moda forse per colpire l'occhio di chi deve scegliere, e altri invece anonimi di proposito, tanto in effetti, vai a sapere con che criterio gestiscono la cosa.
Si sale a grupppi di dieci, seguiti dagli sguardi un po' invidiosi di chi resta giù ad aspettare il suo turno. Sopra c'è da dare le generalità, riempire un modulo, farsi fare la foto col numero attaccato al bavero. Brutta impressione. Sembra di essere schedati e in effetti è così. Io sono la 188.
Aspettiamo ancora, ma intanto si capisce quello che ci succederà: c'è un tavolo con due ragazzi, non arrivano a trent'anni, che analizzano i candidati. Come? Semplicemente guardandoli. A qualcuno chiedono se ha esperienza nel campo del cinema o se sa andare a cavallo. Buffo vedere come la gente si fa prendere dall'emozione, facce tese e bianche di adrenalina, mani che tremano, sguardi ansiosi: sembra un esamone dell'università, invece la cosa strana è che qui non sono valutate le tue conoscenze, ma solo la tua apparenza. Inquietante direi.
Finalmente tocca a noi. Ci sediamo di qua dal tavolo. I due ragazzi ci salutano cordialmente dandoci la mano e chiamandoci per nome, ma l'atmosfera resta tesa. Lo sguardo degli esaminatori si appunta sui miei capelli corti e ritti, mi fa uno: -I capelli, perché così? -Per comodità - rispondo. -Bene, non li fare allungare per i prossimi tre mesi. Ci sentiamo. Ciao Camilla.- E tendendomi la mano mi congeda.
Torno fuori ad aspettare la mia amica e intanto penso. -Mah. Mi pare una stronzata.
Quando finalmente esce anche lei, a cui hanno addirittura fatto leggere delle battute (buon segno, pare), mi dice: -Ma lo sai che accanto al tuo nome hanno scritto una cosa? -Che cosa?
-Popolana.


venerdì 23 gennaio 2009

Piove





Sembra un quadro di Monet, invece uffa, è vero: piove.
Niente di grave, lo so, è solo così noioso!
Allora mi viene in mente la proposta fatta da una tipa sempre allegra che ama vestirsi di rosso, e cioè pensare positivo (beh, anche Jovanotti).
Mi ripeto frasi come:
splendore infinito
luce infinita
energia infinita
calma infinita
chiarezza infinita
armonia infinita
pace infinita
dignità, coraggio, progresso, miglioramento infiniti.
Insomma, funziona. Strano, vero? eppur si muove.
Come il professore di fisica nucleare di cui ho sentito un pezzetto di lezione, che diceva a proposito delle cose che si perdono: -Non bisogna dirsi "Ora la cerco" bensì "Ora la trovo".
E' una giusta disposizione d'animo, mettere l'intenzione in qualcosa di positivo, volerlo.
Sembrerebbe troppo poco, soprattutto di fronte ai fatti gravi di cui si sente in continuazione, quasi una presa di giro, una baggianata, una stupidaggine.
No. No no.
Pensare positivo credo sia rimasto uno dei pochi rimedi alla portata di tutti. Non costa nulla, cavoli, ci si può provare.