sabato 13 novembre 2010

Verde

Mi sono alzata presto, prima che suonassero le campane, perché sapevo che c'era e volevo arrivarci prima della ressa.
Ce l'ho fatta.
Eccolo qua: il prato.










Che impressione passeggiarci sopra. Eppure è erba, semplicissima erba, ma a me sembrava davvero di camminare "sull'ova".
Ho girellato in lungo e in largo per piazza del Duomo, cosa che non facevo da anni perché ormai questa è territorio incontrastato dei turisti e noi fiorentini ci si passa solo se si deve, smadonnando fra una gomitata e un'altra e apparendo in una quantità incredibile di foto che ci raffigureranno in ogni angolo del pianeta.
Una gran bella consolazione.
Dietro al Battistero c'è anche un alberino:









è il gemello della colonna lì accanto. Si narra che durante i funerali di Zanobi, amatissimo vescovo di Firenze (V sec. d. C.), poi fatto santo, il feretro abbia urtato un albero secco lì accanto al Battistero e che questo abbia rimesso le foglie. Per commemorare il fatto fu eretta una colonna dove c'era l'albero (voglio sperare una volta seccato definitivamente) e oggi abbiamo di nuovo anche l'alberino.
Poi c'è il David. Beh, non certo LUI; una copia.













In plastica, ma di uguale grandezza. A questo proposito ci sarà anche una conferenza sul futuro delle opere d'arte in plastica. Già, perché la plastica dopo qualche decina d'anni si comincia a sbriciolare e verrà quindi irrimediabilmente perso un patrimonio. Ma se l'artista usa la plastica probabilmente ha fatto i conti con la sua peritura essenza, avrà preso in considerazione il fatto di non rimanere a lungo nella memoria collettiva, almeno quella tattile, fisica. Quindi affari suoi, no?
Sarà che non amo la plastica, s'era capito.
Insomma oggi c'è un prato intorno al Duomo.
Non stiamo a pensare a quanto è costato e a come avrebbero potuto essere utilizzati altrimenti quegli euro.
Godiamoci il verde.

domenica 31 ottobre 2010

Attori da strapazzo

Due settimane di prove per una performance in biblioteca, al gruppo di lettura. Stornelli e brevi monologhi su vicende e personaggi del luogo.
Io chiamata a strimpellare la chitarra come accompagnamento.
Una regista pignolissima che ti sostituisce un "ma" con un "però" all'ultimo momento; i vestiti adeguati per fare i cantastorie, da trovare in fondo ai cassetti o sepolti nell'armadio; un gruppetto di raccattati che vanno ognuno per conto suo e io che devo arrancargli dietro inventando accordi lì per lì.
E finalmente si va in scena.
E si sbaglia tutto: le parole, i tempi, gli attacchi, cadono i fogli, si inciampa nelle sottane.
Ma inaspettatamente il pubblico alla fine applaude: non s'è accorto di nulla?
Non importa, gli siamo piaciuti. Siamo stati bene.
Che figura, però.

giovedì 21 ottobre 2010

Il ladro di bouquet


Quasimodo è il gatto della mia vicina di casa. E' bellissimo, pelo beige gonfio e morbido, occhi azzurri incantatori, tranquillo e caparbio, curiosissimo.
Ovviamente non va d'accordo col mio che si è visto spodestato del tetto di cui ora non è più l'unico passeggiatore; appena lo vede gli soffia e spesso ho trovato ciuffi di peli variegati neri e beige in casa mia, segno di lotte finite zero a zero.
E' evidente che Quasimodo, infischiandosene della cattiva accoglienza, entra a suo piacimento anche nel sancta sanctorum del suo dirimpettaio nero.
L'altro giorno che avevo lasciato sbadatamente aperta la porta di camera, al mio rientro ho trovato degli oggetti spostati e m'è parso che mancasse anche un mazzolino di fiori secchi che conservavo da tempo e che varie volte avevo pensato di cestinare. Lì per lì il dubbio di averlo buttato via mi si è ripresentato e con questo ho chiuso la questione.
Ieri sera la vicina di casa mi ha sentito arrivare, ha aperto la sua porta e mi ha detto: -Senti, scusa un attimo, ma questo è tuo?
Era il bouquet. In pratica era successo che una mattina mentre si stava lavando il viso ed era quindi senza lenti ne' occhiali, ha visto apparire il suo gatto con qualcosa in bocca ed ha subito pensato che fosse una preda tettaiola magari ancora viva. Allora ha rinchiuso il gatto, si è armata di occhiali, guanti e stracci e ha riaperto la porta al gatto.
Questo era sempre lì dietro che la guardava un po' offeso, sgranando i famosi occhi azzurri e con in bocca .... un mazzolino di fiori. Per lei.
Mi ha confessato di essersi addirittura commossa.
E allora io che dovevo fare? Riprendermi i fiori? No, erano suoi ormai, un omaggio del gatto Quasimodo, ladro di bouquet.

domenica 12 settembre 2010

Fuori porta


Ieri ho conosciuto delle persone bellissime: sono mamma, figlia e figlio, fanno i contadini e abitano in un'antica casa colonica alla periferia di Firenze. Della casa se ne hanno notizie fin dal '600: risulta il pagamento della tassa sul macinato. Adesso è ombreggiata dall'alta struttura di un cinema multisala e di un mega albergo. Il terreno di famiglia è stato espropriato perché considerato "di utilità pubblica". Sì, accanto al loro orto ora passa una superstrada che per fortuna, grazie a qualche fortuita circostanza acustica, non fa sentire il rumore continuo del traffico. Ma le macchine ci sono, si vedono.
Poco oltre l'aia svetta un albero piuttosto alto, un acero campestre, piantato lì da qualche nonno all'inizio del secolo scorso. E' una pianta ormai rara, le sue frasche servivano da sostegno alle piantine degli orti; il figlio ci si arrampicava per sfuggire alla scuola e a qualche scapaccione. Adesso è irraggiungibile: è rimasto oltre il recinto, dalla parte del cinema, nel megaparcheggio asfaltato. Lo si può solo vedere. E rimpiangere.
L'orto vicino a casa, ridotto ai minimi termini, adesso ospita solo qualche fila di pomodori, pochi olivi e un fico. I proprietari sono stati costretti a comprare altrove ulteriori appezzamenti se volevano continuare la loro attività.
Ma nonostante tutte le angherie subite, quella gente è allegra; di più, è gioiosa. E generosa, ma in un modo che mette quasi a disagio noi cittadini abituati al mondo limitato del dare-avere.
Ci hanno tagliato grosse fette di prosciutto casalingo, affettato salame, formaggio e pane toscano, sfornato crostate alla marmellata fatta in casa e torte di mele.
E quando abbiamo chiesto perché, ci hanno risposto che lo fanno con chi gli sta simpatico.
Probabilmente le gente del Comune (almeno quello di prima) lì non ci ha mai messo piede.

domenica 29 agosto 2010

L'intelligenza della stella alpina



Tre giorni in montagna: Piccole Dolomiti. Piccole perché arrivano poco oltre i 2000 metri, vengono considerate robetta dalla massa di montanari estivi che a loro preferiscono le Dolomiti vere, e hanno quindi il vantaggio di essere poco frequentate e solo da gente del posto. Io e il mio gruppo eravamo un'eccezione: -Di dove siete? Toscani?- Sì, fiorentini!- Ah.- Facce sorprese. Veniamo da così lontano per camminare in quel posto semisconosciuto, mah, che gente strana.
Per aggiungere stranezza all'inconsueta situazione abbiamo anche fatto un lungo sentiero tutto saliscendi, con roccette da arrampicare e decisamente ripido. C'eravamo solo noi.
O meglio, noi e loro: le stelle alpine.
Ma quante! Milioni di stelle alpine. Erano dovunque. Avevamo paura di pestarle. E io che credevo fossero una specie in estinzione, un parto dell'estrosa fantasia di botanici visionari.
Macchè.
Le abbiamo immortalate in non so quante foto e credo che a più d'uno di noi sia venuta la tentazione di coglierne almeno una. Ma nessuno l'ha fatto; sarebbe stato come profanare un terreno sacro.
Poi, arrivati in prossimità del rifugio e di sentieri più frequentati, sparite. Come fossero state un sogno.
Non credo sia un caso. Forse ci "sentono" e ci evitano.

giovedì 26 agosto 2010

Piccolezze

Buffo come basti a volte solo un piccolo particolare per dare la felicità. Un gesto spontaneo anche piccino, uno sguardo ridente, una piccola frase urlata a mo' di saluto, come stasera è successo a me. -Ciao, come sei bella in bici!-
Figurati come sono bella in bici. Eppure in quel momento era davvero così, non lo ha detto tanto per dire, no, ci credeva ed è stato questo a farmi stare bene.
Adoro i particolari.
:)

sabato 21 agosto 2010

Non fa per me

Detesto le persone egoiste. Se ne trovano ovunque, sono sempre pronte, come i ladri. Ma c'è gente che, non so perché, le attira in modo particolare. No, non io, per fortuna, io rientro nella norma: una mia amica, una persona a cui voglio molto bene. Il fatto è che lei quasi non ci fa più caso. Sono io che ci sto male al posto suo. Scema. Sì, forse.
Qualche volta si lamenta di questo, è vero, ma poi accetta la situazione come fatalità della vita: le chiedono le cose più assurde, a qualsiasi ora, a ripetizione, e lei c'è. Ma come fa?
Però forse ha trovato il modo per lasciar correre e mi sa che in fin dei conti le faccia piacere essere utile a qualcuno.
Io che c'entro?

lunedì 18 gennaio 2010

L'antipatia


Anche questa, che cosa strana. A me capita spessissimo di giudicare subito, di primo acchito, una persona mai vista prima, e spesso la giudico antipatica. Se continuo a vederla in altre occasioni, la tengo a distanza e la osservo. Solo dopo qualche volta magari mi concedo che mi stia simpatica.
Chissà come ha fatto a superare l'esame, un atteggiamento, una frase, un sorriso. Tutte cose che possono però anche far ribaltare la mia impressione primaria.
Ma a che sarà dovuta la simpatia o l'antipatia? Forse all'affinità, alla vicinanza che scopriamo in questo nuovo individuo? O forse è un odore recepito dal sistema limbico che fa scattare meccanismi involontari? O forse ancora l'arcano riconoscersi in altre vite, altre occasioni, altre dimensioni?

giovedì 7 gennaio 2010

Sogni Vero/Falso

Bisogna dar retta ai sogni? Non so se vadano presi in senso scientifico o solo come capriccio del momento. Non so se siano dovuti a una qualche sensazione che ci ha particolarmente colpiti durante la veglia, o se invece siano segnali da interpretare, messaggi del subconscio o addirittura veri e propri avvertimenti. Una mia collega anni fa sognò di sentirsi piena di un liquido nero, nauseabondo, un qualcosa che voleva far uscire da sé. Poco tempo dopo grazie a un pap-test scoprì delle cellule anomale sulla cervice uterina che furono immediatamente rimosse e lei può raccontarlo. Un'altra ragazza ha sognato una specie di melma che le usciva dalle orecchie e anche lei dopo un controllo mammografico ha potuto eliminare precocemente e senza conseguenze il carcinoma che si era appena presentato.
Insomma, sembrano storielle, banalità, coincidenze.
Ma se non lo fossero? In fin dei conti il cervello fa parte del nostro corpo come tutto il resto e per di più ha la facoltà di "sentire" tutto il resto e di trasmetterlo come può.
No, non credo vada sottovalutato.