
In libreria una copertina attira la mia attenzione: uno scorcio del Duomo dal lato sud, preciso a una foto che ho fatto tempo fa. Io e chissà quante migliaia di turisti.
Prendo il libro e inizio e leggere. Vengo trasportata in un'altra epoca, nella Firenze rinascimentale. La scrittrice è brava a descrivere le vie e la vita del tempo; mi ci sento dentro, vedo quello che descrive, sento i suoni, riconosco i posti. I carretti che passano, le botteghe degli artigiani, gli uomini in calzamaglia. Sono lì; loro non mi vedono, ma io ci sono.
Continuo a leggere e il tempo passa senza che me ne accorga. Grande idea aver messo le poltrone nelle librerie. Improvvisamente un altoparlante avverte dell'imminente chiusura del negozio. Mi alzo frastornata, metto a posto il libro, esco.
E mi ritrovo in quelle stesse vie, fra quegli stessi palazzi, cinque secoli dopo.
E mi ci vuole qualche minuto per rientrare completamente nel presente fatto di macchine, semafori, sirene ululanti e turisti accaldati.
Mi avvio verso casa. Ma la speranza di imbattersi in messer Leonardo è ormai svanita.